Ocse ha calcolato quanto il costo dei trasporti marittimi sta spingendo l’inflazione nei Paesi del G20

15 Ottobre 2021

“Lo abbiamo fatto presente da almeno un anno ma gli economisti ci sono arrivati ora. I Governi non hanno fatto assolutamente nulla per evitare che le grandi alleanze potessero autonomamente far aumentare il livello dei noli fino a 6/7 volte rispetto a un anno fa. Le richieste di Fedespedi e Confetra alla Commissione Europea di verificare se le 3 “Alleanze” agiscano situazione di oligopolio non e’ stata presa in considerazione. Anzi è permessa nell’Unione Europea dal Consortia Block Exeption Regulation, che offre alle compagnie marittime l’esenzione dalle norme antitrust (e che recentemente è stata prorogata), e dalla tassazione favorevole (intorno al 7%) concessa alle compagnie marittime ma non agli operatori lungo la filiera che esse controllano. Per esempio, gli spedizionieri sono soggetti a una tassazione media del 27%.” (R.Fuochi)

 

L’escalation dei prezzi del trasporto merci via mare è già stata indicata come uno dei principali fattori che stanno contribuendo alla crescita dell’inflazione tra i principali mercati mondiali. Una recente analisi dell’Ocse ha però ora messo in luce quanto questo fenomeno stia pesando sulle economie globali.

L’ultimo Economic Outlook dell’organizzazione stima che nei paesi del G20 l’inflazione dei prezzi al consumo sarà del 4,5% alla fine del 2021 e del 3,5% alla fine del 2022. In particolare “l’aumento del costo delle materie prime e i costi dello shipping globale stanno attualmente aggiungendo circa 1,5 punti percentuali all’inflazione annuale dei prezzi al consumo del G20, rappresentando la maggior parte della ripresa dell’inflazione nell’ultimo anno”. Secondo l’Ocse è inoltre “probabile questa tendenza si protrarrà per gran parte del 2022”.

Nel report, l’organizzazione dedica un intero paragrafo alla descrizione del fenomeno della ‘crisi delle supply chain’ e ai problemi specifici del trasporto via mare concludendo che le difficoltà su questo fronte dureranno “probabilmente fino all’ingresso di nuova capacità nel 2023”.

L’evoluzione dell’impatto di costi delle materie prime e dei trasporti sulla crescita dell’inflazione è stata anche valutata dall’Ocse con un’indagine che ha portato a ipotizzare due scenari

Quello definito ‘centrale’ (linea rossa – 1) immagina costi dello shipping in aumento del 25% nel quarto trimestre 2021 (in linea dunque con i due trimestri precedenti), con una stabilizzazione nella prima metà del 2022 e infine un ritorno ai livelli pre-pandemia quando i colli di bottiglia si attenueranno e la capacità si espanderà, a fronte però di prezzi delle materie prime all’import ‘piatti’ al livello medio di luglio e agosto. La seconda ipotesi (linea azzurra – 2) considera anche prezzi delle materie prime in aumento nel quarto trimestre 2021 e costi delle spedizioni in aumento fino alla fine del 2022, conseguentemente con una pressione al rialzo sui prezzi più persistente.